SAVONA; denunciato il Governo italiano per omissioni e favoreggiamento alla pedofilia. Sono cinque le procure interessate

Human Right Connect, l'avvocatura della Rete L'ABUSO specializzata in diritti umani

SAVONA; denunciato il Governo italiano per omissioni e favoreggiamento alla pedofilia. Sono cinque le procure interessate

SAVONA – A seguito dell’interrogazione parlamentare del novembre scorso, dopo la diffida dello scorso febbraio, è stato depositato questa mattina presso la Procura della Repubblica di Savona, il fascicolo prodotto dalla Rete L’ABUSO di cui è titolare l’avvocato Mario Caligiuri, nel quale si contestano al Governo italiano gravi inadempienze; preventive, legislative e esecutive, in materia di pedofilia.

Rome, Italy. 2nd October, 2018. Lieve Halsberghe from Belgium, member of ECA Global, lawyer Mario Caligiuri, Francesco Zanardi from Italy, president of Rete L’ABUSO, Matthias Katsch from Germany, member of ECA Global, and Marek Lisinski from Poland, member of ECA Global pose during the press conference of Rete L’ABUSO and ECA Global about the Italian situation of sexual abuse by clergy at the headquarter of the foreign press on 2 October 2018, in Rome, Italy. © Simone Padovani / Awakening / Alamy Live News

Una denuncia molto circostanziata e sottoscritta unitamente al Presidente della Rete L’ABUSO, da decine di vittime e dai Funzionari e dai fondatori di ECA Global – l’associazione internazionale di cui la Rete L’ABUSO fa parte.

Un documento di 29 pagine, e più di 250 allegati, nel quale si chiede alla magistratura di verificare la fondatezza delle accuse di omissione, favoreggiamento e inadempienze attribuibili allo Stato italiano. Partendo proprio dalla mancata risposta delle istituzioni competenti alla diffida del 19 febbraio scorso, un silenzio che, sulla base delle priorità e della formulazione giuridica di quella diffida, già di per sè configurerebbe il reato di omissione di atti d’ufficio.

Tra le altre contestazioni, vi è la mancata applicazione di alcune leggi ratificate dal nostro paese, come il Trattato di Lanzarote: si contestano in modo particolare due punti, uno dei quali è il certificato anti pedofilia (già contestato nell’interrogazione parlamentare del 27 novembre scorso) che esenta dall’esibirlo la fascia da sempre più a rischio, il volontariato, alla quale anche i sacerdoti appartengono. Il secondo punto è rappresentato dall’audizione delle vittime nei processi canonici che, secondo il Lanzarote, risulterebbe irregolare, in quanto vengono meno non solo le garanzie costituzionali del cittadino/vittima, che in quella sede si vede negare sia il sostegno di psicologi qualificati che la supportino ma, addirittura, anche il diritto di avere al suo fianco il proprio difensore di fiducia, non ammesso nei processi canonici.

A livello di direttive europee e convenzioni che l’Italia ha ratificato, come per lo Stato del Vaticano, anche all’Italia si contesta la violazione della Convenzione ONU per la Tutela del Fanciullo, in quanto sta permettendo ad uno Stato estero (il Vaticano) di violarla anche sul suolo italiano rendendosi così complice. Contestazione che, anche dietro alla nostra diffida dello scorso febbraio, ha fatto si che le Nazioni Unite aprissero un’indagine sull’Italia. La mancanza del fondo per le vittime di reati gravi, ratificato ma inesistente, come i consultori per le vittime di abuso sessuale e il database dei c.d. predatori sessuali.

Altro punto importante, segnalato anche nel rapporto delle Nazioni Unite, è la revisione dei Patti Lateranensi che l’avvocato Mario Caligiuri tratta ampliamente nel documento, soprattutto la parte che solleva i vescovi dall’obbligo della denuncia. Sembra paradossale ma in Italia, nel 2018, il concordato prevede ancora che il clero possa tacere di fronte alla legge, semplicemente appellandosi al segreto del confessionale, obbliga invece la magistratura ad informare il clero qualora venga aperto un fascicolo su un sacerdote.

Il nostro paese, ad oggi, non solo risulta privo dei più basilari strumenti di prevenzione ma, addirittura, è privo di qualunque politica a contrasto del fenomeno e, malgrado le ratifiche, anche di qualunque politica di sostegno alle vittime. Praticamente un paese, c.d. civile, del terzo mondo.

A prova della fondatezza delle accuse, i casi che la Rete L’ABUSO ha ribattezzato “i 4 casi Viganò italiani”, tutti procedibili in quanto non sono ancora intervenuti i termini prescrittivi e, tutti passati per le mani di Bergoglio, un capo di Stato e un leader religioso, che di fatto risulta inattendibile.

Dei quattro casi, due vedono già aperti dei fascicoli e sono i casi dell’Istituto veronese Antonio Provolo, che vede stralciate le responsabilità del vescovo Zenti e le attribuiscono alla congregazione di diritto pontificio Compagnia di Maria per l’Educazione dei Sordi e quello  del sacerdote napoletano don Silverio Mura, che interessano rispettivamente le Procure di Verona e Pavia/Napoli.

C’è poi il caso dei chierichetti del papa, qui la competenza territoriale tecnicamente apparterrebbe al Vaticano, in quanto i presunti abusi sarebbero avvenuti li, ma sulla competenza territoriale ci riserviamo eventualmente il così detto “asso nella manica” che dovrebbe, senza troppi problemi, mantenere il procedimento penale in Italia, per la precisione a Como.

Infine il caso di don Mauro Galli, condannato poche settimane fa in primo grado a 6 anni e quattro mesi. In questo procedimento, anche grazie ad un accordo tra le parti che ha permesso alla diocesi di Milano di tirarsi fuori dal processo, è stata stralciata tutta la parte che vedrebbe le responsabilità dell’attuale arcivescovo di Milano, Mario Delpini, e del collega Pierangelo Tremolada, parte che, a nostro avviso, vede gravi omissioni e leggerezza da parte di coloro che lo hanno gestito e di Bergoglio che, informato, in barba ai suoi stessi proclami, ha di fatto con la nomina, promosso i due.

Non mancano nella denuncia anche le false informazioni divulgate dalla Santa Sede e riportate per giorni dai giornali italiani, informazioni infondate che poi si sono tutte rivelate farlocche, oltre a mera pubblicità del Vaticano, squallidamente fatta sulla pelle dei bambini potenzialmente a rischio e delle vittime.

Con questo documento la Rete L’ABUSO vuole stimolare, come accaduto in altri paesi, la magistratura italiana a procedere, sulla base della propria autonomia, chiedendo che le varie Procure competenti facciano capo alla Procura Generale della Repubblica, che potrebbe gestire o assegnare a quella di Savona il fascicolo.

Tutta la documentazione sarà trasmessa in copia all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite di Ginevra che sta valutando la posizione dell’Italia.

L’Ufficio di Presidenza

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