COMUNICATO STAMPA – Covid19 la denuncia della sezione Human Rights Connect alle Regioni italiane
È stato notificato questa mattina dall’ufficio di Presidenza dell’avvocatura – sezione Human Rights della Rete L’ABUSO – un esposto denunzia indirizzato a tutte le Procure della Repubblica dei capoluoghi di provincia italiani, eccezionalmente alla sola Procura di Savona, per competenza territoriale dei fatti, di cui si chiede alle restanti Procure di verificarne le documentate omissioni emerse nel savonese.
Nella sintesi, secondo le accuse formulate, a fronte della circolare del Ministero della Salute “OGGETTO; Polmonite da nuovo coronavirus (2019 – nCoV) in Cina” emessa in data 22 gennaio 2020, nulla sarebbe stato attuato in primis per tutelare operatori sanitari e medici, da parte delle amministrazioni locali, che pur emettendo decreti regionali, nulla avrebbero fatto al fine di impedire lo spostamento di cittadini, verificare l’infettività degli stessi, favorendo deliberatamente la pandemia, attraverso i c. d. positivi asintomatici e, non sarebbe intervenuta per fornire strumenti di tutela, sia agli operatori (tra i quali si contano centinaia di decessi) che alla cittadinanza.
Nell’atto si cita come unico esempio positivo, quello del Governatore del Veneto Luca Zaia, che a fronte della pandemia ed in violazione alle linee guida – utilizzando il semplice buonsenso – è intervenuto facendo con macchinari acquistati autonomamente, tamponi a tutta la popolazione censendo gli infetti, limitando così la propagazione del virus.
Nel caso documentale della Regione Liguria (portato come esempio e di cui si chiede la verifica nelle altre Regioni della penisola) documentiamo casi di positività a fronte dei quali è stata imposta la quarantena al paziente, soltanto 10 – 15 giorni dopo l’accertata diagnosi, a fronte della quale non sarebbero stati forniti sollecitamente i c. d. kit per gli infettivi, permettendo così che questi non potessero isolare la propria immondizia, da quella comune.
Operatori sanitari delle R.S.A. ai quali non sarebbe stato effettuato il tampone, neppure a fronte della positività di colleghi e pazienti, con il conseguente risultato di produrre un numero di decessi (solo nelle R.S.A) quasi pari a quello della popolazione ordinaria.
Stessa cosa per chi tra la popolazione lamentava sintomi verosimilmente riferibili al covid19, ai quali molto spesso non è stato prestato alcun soccorso (malgrado alcuni fossero immunodepressi) o che dopo essere stati ricoverati con sintomi sospetti, sono stati dimessi senza mai effettuare il tampone, con diagnosi di semplice bronchite.
In data odierna – a tre mesi dall’inizio della pandemia – solo una minima parte della popolazione è stata sottoposta preventivamente al tampone e malgrado ciò, con un rischio altissimo per l’intera popolazione, nell’incapacità dell’esecutivo e delle amministrazioni locali di sostenere anche economicamente cittadini e aziende e, che come unica disastrosa soluzione hanno messo l’intero paese in quarantena senza poi intervenire, si parla di riapertura delle attività.
Un gesto incosciente, soprattutto alla luce del fatto che i c.d. positivi asintomatici mai censiti, finiscano per infettare a loro insaputa, quella parte di popolazione attualmente sfuggita al virus.
L’Ufficio di Presidenza