Il Vaticano si schiera contro il ddl Zan: viola i patti Lateranensi. Ma è davvero così?
La mossa del Vaticano di prendere posizione sul disegno di legge proposto da Alessandro Zan ha creato un forte eco mediatico. In un certo senso la risonanza di questa notizia è pienamente meritata, poiché fin dalla nascita della Repubblica la Chiesa non era intervenuta in “pubblica piazza” per manifestare la propria opinione su un disegno di legge.
Il disegno di legge proposto dal deputato Zan prevede ampia e forte tutela per la gente con orientamenti sessuali diversi dagli etero.
Il disegno prevede anche una modifica degli artt. 604 bis e 604 ter del codice penale che attualmente tutelano i casi di discriminazione dovuti alla razza e alla religione e se dovesse incontrare l’approvazione di camera e senato, infatti, ai predetti articoli verrebbe aggiunta anche la dicitura “e per motivi legati al sesso”.
Una questione molto calda che sta già facendo discutere da tempo l’intero mondo della politica e che, a causa della formale richiesta di modifica presentata dal Vaticano, ha riacceso il dibattito in maniera ancora più accesa.
Alla base delle ragioni della richiesta vi è, secondo il Vaticano, la possibilità che a seguito dell’approvazione del ddl Zan venga compromessa per la Chiesa la libertà di organizzazione e di esercizio del magistero e, per i propri fedeli, una limitazione della propria manifestazione di pensiero con ogni mezzo, principi contenuti dagli accordi raggiunti nei c.d. Patti Lateranensi e del successivo accordo di Villa Madama.
Senza entrare nel merito della credenza religiosa, per gli operatori del settore giuridico l’eccezione sollevata dal Vaticano è risultata essere pretestuosa e priva di ogni fondamento. L’art. 7 della Costituzione, infatti, recita al primo comma che “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”. Si tratta di un articolo ben noto al Vaticano, poiché in vigore dal 1948 e successivo all’introduzione dei Patti Lateranensi del 1929. Non potrà esserci quindi interferenza da parte della Chiesa cattolica nell’emanazione delle leggi da parte dello Stato Italiano, a meno che non siano in palese contrasto con quanto sancito dai precedenti accordi avvenuti tra Stato e Chiesa (circostanza che in questo caso non si è verificata).
Quindi perché il Vaticano ha chiesto la modifica del disegno di legge?
Quanto previsto dal ddl Zan è coincidente con quanto previsto dal Vangelo che recita “ama il tuo prossimo come te stesso”, quindi perché opporsi?
In realtà l’emancipazione sta portando la Chiesa in una situazione di difficoltà; i “fedeli” diminuiscono, mentre gli scandali nelle mura vaticane aumentano (più che altro aumentano le denunce) e, l’aumento della libertà a cui condurrebbe la legge Zan non farebbe altro che acuire maggiormente lo stato di crisi in cui si ritrova ad oggi il culto cattolico.
Tra l’altro si tratta di una posizione ambigua poiché non è lontana nel tempo una dichiarazione rilasciata da papa Francesco in cui, con riferimento alla gente di orientamento sessuale non etero, si chiedeva “Chi sono io per giudicare?”,
Sarebbe bello a questo punto chiedere al Vaticano un parere sull’introduzione di una legge che conduca all’imprescrittibilità per i reati di pedofilia e di abusi sessuali in genere e la contestuale previsione che gli autori di tali reati, commessi all’interno degli immobili di proprietà del Vaticano (per i quali non viene versato un soldo di tasse), vengano giudicati esclusivamente dinanzi alla magistratura ordinaria.
Ad ogni modo la storia è destinata a non finire qui, persone dello spettacolo come Fedez hanno ampiamente criticato la posizione assunta dal Vaticano ed anche il Presidente del Consiglio Mario Draghi (noto anche per la sua grande fede religiosa) ci ha tenuto a precisare in seduta parlamentare che l’Italia è uno Stato laico e che, quindi, la posizione assunta dalla Chiesa non è contemplabile.
Avv. Tommaso Gioia